lunedì 29 luglio 2013

Le passioni di Patroclo: il ballo

Weila!

Uomo d'altri tempi, venditore, corteggiatore sempre e comunque, un po' James Bond un po' Truman, estemporaneo giullare con la battuta pronta, latin lover, un buono soprattutto con la mano sempre protesa verso l'altro... qual è il trait d'union di queste (ed altre) caratteristiche?
La passione.

Patroclo è prima di tutto un passionale.
Uno che mette il cuore in ogni cosa che fa (anche troppo), uno convinto, uno che ti guarda con la consapevolezza che "tu non sai, ma lui riuscirà a smuoverti", prendendoti per sfinimento se necessario: perché lui ha, dentro di sé, l'ardente fiamma della passione in ogni cosa che fa o che dice.

La convinzione, caro lettore, spesso fa la differenza.
E lui lo sa.
Essere convinti porta oltre: Patroclo ti guarda, senza dire niente, proteso verso il tuo corpo, pronto a prelevare la tua attenzione, come solo un casellante in attesa del biglietto sa fare, compiaciuto, persuaso e sicuro...
anche se poi gli altri, spesso, hanno il Telepass e non lo cagano nemmeno di striscio!


Patroclo invece chiede: perché sa chiedere e sa ottenere.

Una delle emanazioni più tangibili della sua passionalità è il ballo!
E cosa poteva saper ballare magistralmente? Qual è il ballo della passione per eccellenza? Dove ci si può esprimere con brutale sensualità senza risultare volgari?
...Patroclo è un tanguero!!!
Tanguero, non tanghero (tutt'altro semmai)!



Una virile farfalla che impollina la pista. Leggiadro ma forte, consapevole, devoto, possente, uomo: Patroclo chiede!
...ed ottiene (si fa per dire).

Lui sa di essere bravo ma non ostenta, semmai snobba.
Lo sa bene Raptor, una tanguera armoniosa, elegante, molto più giovane di lui, con un futuro promettente davanti a sé, tanti sogni di successo e ancora una vita per poterli realizzare.
E Patroclo è un buono... ma è un n°1 (a chi legge l'arduo compito di capire in cosa!).
Forse per questo, o forse molto più semplicemente perché Patroclo un po' distratto (...diciamo così) lo è, i primi 4 mesi di approccio a Raptor sono stati più o meno di questo tipo:

Patroclo: «Ma che creatura deliziosa! Tu, balli, vero? »
Raptor: «Sì! Ed ho recentemente vinto anche dei concorsi»
Patroclo: «Non dirmi niente! Me lo ricordo... (pausa piaciona di 2 secondi) Latino-americano!!!»
Raptor (visibilmente scocciata): «No! Tango!»
Patroclo (stupito e incuriosito): «Ma va??? Anche tu? Anch'io ballo il tango... da 20 anni!»
Raptor (sempre più scocciata): «Si, lo so».

Caro lettore immagina questa scena che si ripete del tutto identica per 4 mesi di fila, un giorno sì un giorno no, con l'esclusione del sabato e la domenica. Non è una frase di circostanza: succedeva esattamente così ogni due-tre giorni! Stesse domande, stesse risposte, stesso idiota sbigottimento nell'individuare l'affinità! Solo una cosa cambiava, lievitando vistosamente: il mugolante nervoso di Raptor nel constatare che il nostro non si ricordava chi fosse e cosa facesse lei!

Mi sembra di vedermelo davanti lo sbarbato Patroclo negli anni d'oro: occhio azzurro sbarazzino e ciuffo alla Bobby Solo, scarpa lucida, colletto ribelle e movenze feline nelle sale da ballo dei primi anni 80. Lo vedo adocchiare la sua preda, abbordarla con una delle sue frasi ad effetto (ma ai tempi ancora in via di perfezionamento)
Patroclo: «E' il mio karma a suggerirmi di chiederti se vuoi ballare con me»
Improvvida sconosciuta: «Certo, grazie!»
Patroclo (romanticamente compiaciuto): «Grazie a te»
e prostituirsi in un ballo commerciale...


Per poi fuggire con lei, verso qualche balera nascosta in periferia, per pochi veri intenditori, dove il ballo si trasforma in arte, dove il sudore si mescola alla passione in uno sconsiderato intreccio di corpi: il tango.

Già perché per Patroclo ballare non è un modo per rimorchiare (nooooooo!)
Patroclo: «Solo in Italia c'è questa concezione del ballo come arma per adescare qualcuno, perché il ballo è una cultura che a noi è stata importata, non è intrinseca nei nostri usi...»
Raptor (sibillina): «Ah, perché tu quando vai a ballare, invece, non cerchi di agganciare nessuno...»
Patroclo (con fare apparentemente saggio e ammaestrante, quasi sottovoce): «No, io non ballo per quello, io guardo sempre negli occhi la mia partner, io le DONO il mio ballo e VOGLIO che da lei il ballo mi venga donato...»
Raptor (sorniona e provocatoria): «E del suo aspetto ovviamente non ti interessi...»
Patroclo (quasi scocciato ma pur sempre con l'aria di quello che ti vuole insegnare qualcosa): «Ma no! Vedi anche ieri sera, ad una festa di paese, ho ballato con una. Non era proprio un fuscello, anzi a pensarci bene sarà stato un quintalino, eppure ti dico: una sensualità, una morbidezza...» 

Ora... pensare un quintalino non morbido credo riesca difficile anche alla più fervida immaginazione, tuttavia nessuno dei presenti ha avuto il coraggio di andare oltre.
Avevamo appena finito di pranzare, un caldo sole estivo illuminava i nostri passi sulla via del ritorno in ufficio e gli unici suoni disponibili ad animare la conversazione erano i gutturali gorgoglii di una molesta digestione; al contrario l'ordita trama dei pensieri di tutti cingeva vorticosamente l'unica vera domanda di fondo:
ci è o ci fa?

Al prossimo Weila!





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